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Sangue marcio di Manzini Antonio

Pietro e Massimo sono due bambini privilegiati. La loro è una famiglia facoltosa e hanno tutto quello che si può desiderare: una villa con piscina, un campo da tennis privato, i primi videogiochi. Un’infanzia felice, sospesa in un sogno borghese. Finché, un giorno d’autunno del 1976, il mondo crolla. La polizia irrompe in casa e il padre viene arrestato. I giornali, pochi giorni dopo, lo ribattezzeranno “il mostro delle Cinque Terre”. Quasi trent’anni più tardi, i due fratelli non potrebbero essere più diversi. Pietro è cresciuto in un istituto a Torino ed è diventato un cronista di nera. Massimo, affidato a uno zio, è un commissario di polizia. A unirli di nuovo è una scia di delitti, firmati da un serial killer spietato. Il tempo li ha cambiati. Massimo, un ragazzino impulsivo che metteva tutti in riga con il suo motto «Vatti a nascondere in Tibet» oggi è un uomo svuotato, con troppe ombre e troppi Martini in corpo. Pietro ha un carattere introverso, incapace di lasciarsi accostare dagli altri. Ma il passato non si dimentica. E così, mentre il killer continua a colpire, i due fratelli si riavvicinano, tanto da ritrovarsi ad affrontare una resa dei conti, indietro fino al giorno in cui è crollato il mondo. “Sangue marcio” è un romanzo magnetico che scava nella psicologia dei personaggi, costringendo il lettore a confrontarsi con il lato oscuro dell’essere umano. È l’esordio di Antonio Manzini, pubblicato vent’anni fa che torna finalmente in libreria.

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Il mio nome è Emilia del Valle di Allende Isabel

Emilia del Valle Walsh nasce a San Francisco nel 1866. Sua madre, Molly Walsh, è una suora irlandese sedotta da un aristocratico cileno. Emilia cresce nel cuore di un umile quartiere messicano, diventando una giovane donna brillante e indipendente che sfida le norme sociali per perseguire la sua passione per la scrittura. Da giovanissima, inizia a scrivere romanzi d’avventura sotto lo pseudonimo di Brandon J. Price, ma la sua carriera decolla quando diventa editorialista al San Francisco Examiner. Emilia convince il suo editore a mandarla in Cile per coprire una guerra civile con interessi economici e politici statunitensi. Così, nel 1891, si ritrova a Santiago, una città sull’orlo del baratro. Ospite della (già nota ai lettori) mitica Paulina del Valle, vive gli scontri in prima linea, s’innamora e riprende contatto con il padre biologico in punto di morte. Emilia dovrebbe tornare a San Francisco, anche per coronare il suo amore, ma decide prima di voler vedere una piccola proprietà terriera, l’unica eredità lasciatale dal padre, nei pressi del lago Pirihueico, in una zona disabitata di inviolata bellezza naturalistica. Una storia di amore e guerra, di scoperta e redenzione, raccontata da una giovane donna coraggiosa che affronta sfide monumentali, sopravvive e si reinventa.

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Delitto di benvenuto. Un’indagine di Scipione Macchiavelli di Cassar Scalia Cristina

Dalla Roma della «dolce vita» alla quieta provincia siciliana degli anni Sessanta, un salto che il commissario Scipione Macchiavelli avrebbe evitato volentieri. Ma il trasferimento è stato imposto dall’alto, e lui sa bene il perché. Peccato non abbia nemmeno il tempo di ambientarsi: subito si trova per le mani una vicenda intricata, che lo mette alla prova come mai era successo. Con “Delitto di benvenuto” Cristina Cassar Scalia ci regala un nuovo, irresistibile personaggio. Dicembre 1964. Scipione Macchiavelli, giovane funzionario di Pubblica sicurezza, viene trasferito dal commissariato romano «Via Veneto» a Noto, in Sicilia. Ad accoglierlo, oltre a un ambiente per lui quantomeno inusuale, c’è un’indagine assai più complessa di quelle a cui era abituato. Nella capitale ha avuto a che fare con casi non troppo impegnativi; appena arrivato nell’estremo Sud della penisola gli tocca occuparsi della misteriosa scomparsa di un notabile del luogo. Per fortuna può contare su una squadra di ottimi elementi, come il maresciallo Calogero Catalano e il brigadiere Francesco Mantuso. E sull’intuito di un’affascinante farmacista, Giulia Marineo, che raccoglie le confidenze dell’intera città e dalla quale Scipione è attratto sin dal primo momento.

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Un cadavere in cucina. Un caso per Manrico Spinori di De Cataldo Giancarlo

Una ricetta «sbagliata» scatena il pandemonio in un prestigioso ristorante romano. Solo che dalla farsa si cade presto nella tragedia, e nell’aria si spande odore di delitto. Quello dell’“haute cuisine” è però un mondo frequentato dai potenti. Per le indagini serve uno come il Pm melomane Manrico Spinori, che alla competenza unisce, in giusta dose, l’atavica disposizione a non lasciarsi intimidire. La notizia è clamorosa: i selezionati clienti del “Controcorrente”, pluristellato locale capitolino, sono rimasti vittime di un’intossicazione. Nulla di così grave, in fondo, non fosse che uno di loro, un colonnello dell’esercito, dopo quarantott’ore muore. Dagli accertamenti risulta che i piatti incriminati contenevano tutti psilocibina, una sostanza presente in alcuni funghi allucinogeni. Ma la psilocibina non è letale, dev’essere un altro l’ingrediente che ha ucciso il militare. Il caso, di cui si interessano pure i Servizi segreti, si complica ancora quando i morti diventano due. Costretto a interrompere le vacanze per occuparsene, Manrico Spinori arriverà alla soluzione del mistero con l’aiuto della sua squadra – composta unicamente da donne – districandosi con abilità tra false piste e ingerenze sospette. E avviando una collaborazione speciale con una spia molto abile e molto avvenente.

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Il Castagno dei cento cavalli di Cassar Scalia Cristina

«La Boscaiola» era un tipo schivo, però non dava fastidio a nessuno: una di quelle persone che non sembrano avere amici e nemmeno nemici. Eppure qualcuno l’ha uccisa. Poi ha infierito sul suo cadavere come se avesse un intento preciso. Un nuovo caso per Vanina Guarrasi. Ai piedi del Castagno dei cento cavalli, un albero secolare che cresce sulle pendici dell’Etna, due guardie forestali ritrovano il corpo di una donna brutalmente assassinata. La scena del crimine è sconcertante. Per il vicequestore Guarrasi, della Mobile di Catania, l’indagine si presenta subito complessa, se non altro perché sulla vittima non esistono praticamente notizie, quasi non avesse un passato. L’esperienza e la memoria del commissario in pensione Biagio Patanè – il migliore quando si tratta di abbandonare le mavaríe tecnologiche e operare alla vecchia maniera – sono dunque più utili che mai, anche se l’anziano poliziotto appare un po’ distratto da un problema personale. Del resto, la stessa Vanina fatica a conciliare la vita privata con il lavoro: la prima la richiama sempre a Palermo, sua città natale; il secondo la porterà invece in un «luogo dell’anima» che appartiene alla sua infanzia.

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